Fotometro a polarizzazione di Babinet

Descrizione: IIl fotometro a polarizzazione descritto nel 1853 dal fisico francese Jacques Babinet (1794-1872) veniva utilizzato essenzialmente per paragonare l’intensità dei becchi a gas. Questo fotometro era stato probabilmente ideato già verso la fine degli anni 40 dell’Ottocento.
E’ formato da due tubi d’ottone, montati con una cerniera e una vite a farfalla su di una colonnina telescopica munita di una base circolare zavorrata da una massa di piombo. Il tubo più corto è innestato su quello più lungo con un angolo di 70° 50′ che corrisponde al doppio dell’angolo con il quale la luce incidente viene polarizzata riflettendosi sul vetro. Un’asta girevole, munita di due traguardi, è imperniata sui tubi e permette di orientarli in direzione delle sorgenti luminose in esame. Le estremità dei tubi da rivolgere verso dette sorgenti sono chiuse da un dischetto di vetro smerigliato che funge da diffusore. Nel punto di congiunzione dei tubi una scatola contiene una pila di lastrine di vetro inclinate di 35° 25′ rispetto ai due assi ottici. Nel tubo piu’ lungo si trovano un biquarzo (formato da una coppia di lastrine di quarzo giustapposte, una destrogira e l’altra levogira) (n° inv. 143), e un prisma birifrangente, munito di diaframma circolare, che funge da analizzatore.
I fasci luminosi provenienti dalla due sorgenti penetrano nei tubi e incontrando la pila di vetri a 35° 25′ vengono polarizzati, uno per riflessione e l’altro per rifrazione, secondo piani ortogonali. La quantità di luce polarizzata per riflessione è uguale a quella polarizzata per rifrazione.
Il biquarzo, attraversato da uno dal fascio polarizzato per riflessione e osservato attraverso l’analizzatore, appare colorato di due colori complementari (ad esempio violaceo e verde). L’altro fascio, polarizzato per rifrazione in un piano perpendicolare al primo, produrrà una colorazione complementare e invertita del biquarzo (nel caso dell’esempio verde e violaceo).
Da ciò risulta che il biquarzo appare bianco, per la somma dei colori complementari, solo se i due fasci sono di uguale intensità. I due settori del biquarzo appaiono invece colorati quando le intensità sono diverse. In realtà si osservano due immagini del biquarzo: una formata dal raggio ordinario e l’altra da quello straordinario generati dal prisma birifrangente. Il bicuarzo, generando i colori, conferisce all’apparecchio una maggiore sensibilità. In questo caso, modificando opportunamente le distanze del fotometro dalle sorgenti luminose è possibile ristabilire la luce bianca e risalire così alle loro intensità relative.

Data: 3/4 XIX sec.

Autore: firmato da Jules Duboscq

Misure: Altezza: 360, lunghezza: 527 mm

Dal martedì al venerdì dalle 9 alle 16, sabato e domenica dalle 10 alle 18.

Lunedì chiuso.

Il Planetario è visitabile solo in occasione degli eventi e delle lezioni in programma, su prenotazione.

€ 10.00 adulti
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